mercoledì 11 dicembre 2019

Dall'albo d'oro di reparto: un'uscita alla scoperta dei Valori della nostra promessa

Il sole stava già tramontando; tutto era pronto per far partire la nostra fantastica uscita gemellata con il reparto di Lariano. Arrivati tutti nel luogo dell'appuntamento, ci siamo subito incamminati verso l'oratorio di Ariccia: l'atmosfera era allegra e spensierata e non pochi erano curiosi di conoscere il nuovo reparto. Appena arrivati ci siamo subito organizzati: ad ogni pattuglia era stato assegnato un tavolo diverso e noi corvi ci siamo subito dati da fare per preparare l'alzabandiera con la pattuglia pantere di Lariano, non senza difficoltà; nel mentre, le altre pattuglie si conoscevano, proponendo vari ban. 
Dopo il quadrato di apertura, ecco che arriva subito uno strano personaggio: è Gizzur, è disperato, ci dice che qualcuno ha nascosto tutte le stelle e non sa come affrontare il mare per ritornare a casa. Dall'altra parte i sui figli, la piccola guerriera Sigrùn e il fratellino Zenith, chiedono aiuto ad uno sciamano che spiega loro come farle riapparire. Le stelle sono state nascoste per opera di una magia da parte delle Gilde vicine, invidiose di Gizzur. I figli di Gizzur, dovranno ritrovarle e riaccenderle. Il nostro reparto quindi, in soccorso dei due ragazzi, iniziano la loro ricerca, incontrando nel loro cammino diversi personaggi. Il primo è Kochab. Divisi in bi-pattuglie, abbiamo cercato di soddisfare la domanda del nostro amico: cosa significa essere una persona d'onore?
Date tutte le nostre risposte, lo strano personaggio sembra soddisfatto: ci consegna infatti una delle tante stelle da conquistare per far tornare il cielo luminoso. Dopo una rapida pausa per sistemare le nostre cose nelle stanze, ecco che ci ritroviamo davanti Pherkad, il vecchio custode della stella: ci spiega come fare delle esche, che ci serviranno per ottenere nuove stelle; le ptg che sono riuscite a fare più esche di tutti sono quelle delle tigri e dei fox, arrivando a 135.
Dopo la cena ci prepariamo tutti per il fuoco serale, gestito dalle tigri e dai fox: ogni ptg deve creare una scenetta e un canto incentrati sulla sincerità. Terminato il fuoco ci siamo diretti verso le stanze, stanchi ma soddisfatti della giornata. 
La mattina dopo, a colazione, ci sono state esperienze mistiche e degustazioni della minestra della sera prima: è partito tutto da Ismael che ha preso una solo cucchiaiata; Gioele, poi, ha sfidato Ismael mangiando direttamente con la tazza dalla scodella e infine Giordana ha sfidato Gioele, mischiando una tazza di latte con la minestra, tra il disgusto generale.
Arrivati in quadrato abbiamo parlato poi delle diverse nazionalità e delle diversità di ogni paese: in particolare ci siamo soffermati sulle varie bandiere che l'Italia ha "cambiato" nel corso dei secoli: ad ogni ptg era stata assegnata una bandiera e, giocando a battaglia francese, doveva cercare di prendere più bandiere possibili dalle altre basi, concentrandosi su quella attuale.
Neanche il tempo di scambiarci due parole sul gioco che arriva un cavaliere che, spavaldo, ci sfida e ci dice che la sua stella è nascosta e che non riusciremo mai a trovarla; l'unico modo per trovarlo era di usare una tecnica di mappatura, cioè quella dell'azimut.
Vengono così formate nuove bi-pattuglie: noi corvi dobbiamo creare la mappa con la ptg lepri. Finito di fare la mappatura, ci organizziamo per preparare il pranzo: dopo aver fatto legna, cuciniamo insieme alle lepri. Durante il pranzo c'è stato un inconveniente: la felpa di Ismael infatti si è completamente squagliata vicino al fuoco per la scarsa attenzione di entrambe le pattuglie.
Ripulito il luogo dell'uscita, ci siamo riuniti in quadrato per ultimare il gemellaggio tra i nostri reparti: i due capi reparto si sono scambiati i fazzolettoni di gruppo e ci siamo dati un invito per incontrarci nuovamente ad un'uscita.

Nonostante varie difficoltà non vedo l'ora di di ripetere questa nuovissima esperienza con il reparto di lariano.


Davide Ptg Corvi




Foto dell'uscita

lunedì 22 aprile 2019

Laboratori Arti e Mestieri

Sulle nuove generazioni se ne sentono di tutti colori: i giovani d’oggi hanno perso ogni abilità manuale, sono sommersi dalla tecnologia, non hanno rispetto per gli anziani, saranno adulti mai cresciuti, non colgono e non conoscono il fascino delle cose, del fatto a mano, del manuale.
Negli ultimi due mesi, i ragazzi e le ragazze del Reparto Brownsea del gruppo scout CNGEI di Albano hanno avuto l’opportunità di partecipare ai laboratori di Arti e Mestieri organizzati in collaborazione con il Comitato di Quartiere e il Centro Anziani di Pavona. Ragazzi dai dodici ai quindici anni hanno osservato e imparato tecniche di lavoro manuali e artigianali tramandate dalle mani esperte dei Più Grandi. Gabriel, il più grande dei ragazzi, mi parla con entusiasmo del laboratorio sulla creazione di cesti di vimini tenuto dal maestro Bruno Gomboli;
Gioele, quattordici anni, mi racconta del corso di saldatura con Nino il fabbro. Sapete come imbottire il sedile di una panca? I ragazzi e e le Ragazze del reparto Brownsea, sì. Dalla pittura alla lavorazione del cuoio, si è cercato di sperimentare di tutto con l’obiettivo di avviare nel proprio quartiere un progetto di inclusione sociale, proposta lanciata con un bando nazionale del CNGEI, l’associazione italiana di scautismo laico. La scelta di coinvolgere il centro anziani ed altri esterni per insegnare ai ragazzi tecniche e conoscenze pratiche sempre meno diffuse tra i giovani viene accolta con calore da tutte le parti coinvolte. Per qualcuno non si tratta di una prima volta: con il comitato di quartiere Pavona 1 il gruppo scout ha già avviato diverse attività, tra cui la manutenzione e l’utilizzo della Casetta delle Associazioni, dove una delle unità del gruppo scout ha la sede.
Franco Spigarelli, un promotore del centro anziani, marito della consigliera Augusta Grassetti, e Pierino d’Ambrogio, vice presidente, mi confidano l’entusiasmo inaspettato di questa prima collaborazione con il nostro gruppo scout, spiegandomi le motivazioni per cui è stato importante e produttivo avviare un progetto del genere: “Tramandare è importante; noi veniamo da famiglie di contadini, di artigiani: ciò che abbiamo insegnato in questi laboratori ai ragazzi per noi era quotidianità, era l’ambiente circostante, era naturale. C’è un fascino nella manualità e negli oggetti che rischiamo di perdere, e sarebbe un peccato.”
Per fortuna, insegnare non è mai una donazione a senso unico; è uno scambio, una condivisione, e le nozioni e le tecniche tramandate ai ragazzi sono ripagate con un entusiasmo e un’attenzione così inaspettati da mettere in discussione le convinzioni dei più grandi.
“Non ci aspettavamo tutta questa pazienza e tutta questa voglia di fare, di provare con le proprie mani; anche loro ci hanno insegnato qualcosa, perchè contrariamente a quanto si è soliti pensare, i giovani sanno insegnarci tantissime cose, non solo come usare il cellulare”, mi confida Franco Spigarelli sorridendo.
La conclusione dell’evento è il laboratorio di cucina, con una grande cena annessa. Quattro chef, quattro squadre di esploratori, quattro portate una più buona dell’altra per un banchetto di quaranta persone. Assisto in qualità di “giornalista” alla preparazione delle portate realizzate dagli chef -che hanno visi conosciuti ad alcuni scout, come Nonna Pina e Nonna Netta, o al centro anziani, come Paolo e Mina- e dai loro giovanissimi aiutanti, e con immenso piacere anche alla cena. Ogni boccone sa di amore ed esperienza misto a curiosità e collaborazione. La bontà dei piatti non è che il riflesso della cooperazione nata due mesi fa che ha lasciato ai ragazzi competenze originali, a volte in via d’estinzione, che non andranno perse. Si conclude così questa prima esperienza di condivisione tra il centro anziani, il comitato di quartiere e gli scout, dalla quale nasceranno sicuramente nuove collaborazioni in futuro.
Galatea

sabato 20 aprile 2019

Il campo nazionale non si può dimenticare

“Fra ci farebbe piacere se scrivessi un articolo sul Campo Nazionale, quando puoi invialo”. Questo il messaggio che, dal calore della mia Argentina, mi ha trascinato nuovamente in Italia; ammetto di aver avuto un momento di panico e di aver pensato: “Fantastico, ora cosa scrivo considerando che neanche mi ricordo come si parla italiano?”. Poi ripensandoci, ho capito che la mia paura di scrivere non era realmente legata alla lingua o ad altro: mi sono resa conto di quanto la mia vita in questi ultimi mesi sia cambiata in modo radicale e che, dopo essere salita su quel grande aereo bianco e azzurro il 23 agosto, io al Campo Nazionale non ci abbia più pensato. Credo che sia proprio ora che inizi a mettere nero su bianco i miei ricordi e le stupende esperienze vissute, che mi accorga di quanto il CN sia stata un'avventura memorabile e ricca di momenti magici. Tutte le volte che torno da un campo mi chiedono cosa abbia fatto e ogni volta, raccontando le attività, mi sembra di sminuire ciò che realmente viviamo e soprattutto ciò che proviamo;
Il CN è stato un campo pieno di attività diverse e uniche nel proprio genere ed è stato accompagnato ogni giorno, ogni ora, ogni minuto da intense emozioni dalle quali difficilmente mi dimenticherò. Non potrò mai dimenticare quanto mi sono sentita impotente, una goccia in un oceano, davanti all'enorme numero di tende e di Esplo che popolavano Vialfrè. Non potrò mai dimenticare la gioia e i sorrisi di quando ho scoperto che le mie amiche del Tecnicamp erano le anche mie vicine di sottocampo. Non potrò mai dimenticare il sapore dei cereali in scatola che ci hanno accompagnato per ben 15 giorni, anche se sarebbe meglio farlo. Non potrò mai dimenticare come, anche se sono l'antisport, mi sia potuta divertire alle Olimpiadi e in altre attività “fisiche”. Non potrò mai dimenticare il “Rido per non piangere” quando abbiamo trovato il campo completamente allagato e la tenda distrutta, il tutto risolto con un lavoro di squadra che ancora oggi mi rende orgogliosa della mia pattuglia. Non potrò mai dimenticare l’hike più faticoso di tutta la mia vita che mi ha regalato viste mozzafiato e un momento di riflessione con me stessa; lassù sono stata una cosa sola con le montagne e l’aria gelida, lassù mi sono resa conto di ciò che stavo per lasciare, andando verso l’ignoto, come Ulisse che lascia la sua Itaca. Non potrò mai dimenticare le canzoni cantate a squarciagola, cantate così forte da farci lacrimare gli occhi, così forte da farci riconoscere da tutti, così forte da riuscire a sovrastare tutto il rumore di 4500 Esploratori, così forte perché non avevamo niente da perdere se non la voce. E soprattutto non potrò mai dimenticare il mio ultimo fuoco: è stata una delle poche volte in cui abbia mostrato le mie emozioni senza vergogna, senza pensare “Io non piango, io sono quella che non piange”; iniziare a parlare e sentire le proprie parole bloccarsi in gola e poi sciogliersi insieme a lacrime sincere mi ha aperto gli occhi su quanto il CN fosse stata un’esperienza preziosa ed anche il modo migliore per concludere un’avventura e iniziarne di nuove. Parlando di avventure posso dire che ne sto vivendo e ne vivrò tante altre, ma credetemi, il Campo Nazionale non lo potrò mai dimenticare. -Francesca

giovedì 31 gennaio 2019

Frammenti di vita

Il sorriso di una ragazza vista per strada e poi mai più. 
Una frase di tua madre, un rimprovero o un elogio. 
Quel pianto per una perdita. 
Quella volta che hai visto tuo figlio ridere. 
Quel profumo. 

Momenti fermi nella memoria anche se apparentemente identici a tanti altri. Quel momento, esattamente quello, non un secondo prima o dopo. Cristallizato nell’archivio, insieme a tutti gli altri, sotto il nome Frammenti di Vita. 
Il 29 Dicembre, in un orario imprecisato del pomeriggio, ho aggiunto un Frammento alla mia collezione. Mani insaponate, parannanza verde d’ordinanza, lavapiatti aggiunto della Cambusa Ubunti e Bisunti. Campo Invernale di Sezione, tre unità più il Clan. Fa freddo, nella sala principale c’è il Branco, non stanno facendo attività. I lupetti sciamano, ridono tra loro. C’è la compagnia, appena rientrata da un escursione. Facce stanche, comunque felici. Qualcuno prende la chitarra, non ci sono adulti a sollecitare un canto. Una voce, poi la seconda, poi tutti insieme. Rover e lupetti, ragazzi e bambini, donne e uomini di domani. Un momento magico che da solo risponde alla domanda “ma chi te lo fa fare?”. Se ci sono, se ci siamo, è per momenti come questo.
Le facce rosse per lo sbalzo di temperatura, qualcuno ballava. Una canzone quasi strillata, a far tremare le mura e far indietreggiare le paure, che tutti insieme ce la facciamo. Grandi e piccoli, ragazze e bambini. Qualche adulto in disparte a godersi la scena, i sorrisi felici.

Per qualche minuto è stata gioia pura, limpida. Si poteva toccare. Io c’ero, ho visto. C’è speranza, c’è ancora speranza!
 Grazie.
Carlo
Senior